La mattina è iniziata alla ricerca del monastero di sant’Agnese nella speranza, che si è rivelata vana, di una messa mattutina alle ore 8. Anche solo dalle strade completamente deserte .. i reatini non sono un popolo di allodole.. anche di bar aperti non si trovava nulla, eppure come dice la canzone di Ligabue “ci vorrebbe un Dio e anche un bar”; perché partire con messa e caffè sarebbe stato perfetto! Ma tutta questa attesa era per un regalo inaspettato: la messa delle nove a Sant’Agostino.
Magnifici affreschi trecenteschi ci hanno regalato una struggente madonna del latte, una potente Maddalena vestita solo dei suoi capelli, un elegantissimo San Giorgio e splendide cornici di ispirazione giottesca.
E poi, nella domenica dell’ascensione, l’omelia di un anziano sacerdote (ci hanno detto poi degli 88 anni compiuti ieri) che in pochi minuti ha riempito il cuore di tutti: “primum contemplare deinde tradere“ con il motto di San Domenico ci ha ricordato come ogni insegnamento nasca dal tempo del cuore, ogni parola buona dalla cura del silenzio. E ha ricordato l’immagine dell’umiltà attraverso la scala di Giacobbe della regola “l’esaltazione fa discendere .. mentre l’abbassamento fa salire “ … ci avevamo proprio riflettuto la mattina prima di colazione, tutto si lega e il cammino inizia, ma non prima di aver avuto il timbro del monastero di Sant’Agostino e di aver contemplato una bellissima crocifissione quattrocentesca con “ il diavolo bloccato “ una figuretta di diavolo mal in arnese scornato dalla vittoria della vita sulla morte.
Camminiamo per un buon tratto a fianco alla Salaria, su un sentiero però, separato dalla strada da una fila di alberi.
Ci allontaniamo poi dalla Salaria, e cerchiamo di seguire le indicazioni del cammino:
Il sentiero non è segnalato benissimo, o forse la nostra attenzione non è stata sufficiente, o forse ci siamo lasciati distrarre ... per esempio da alberi carichi di ciliege, e la nostra fedeltà al percorso canonico è stata non priva di un po' di fantasia e libertà.
Sapendo di non trovare punti di ristoro lungo il cammino, prima di partire, ci siamo infilato in un Conad e ci siano fatti preparare alcune focacce ripiene.
Perché una pausa pranzo possa chiamarsi tale bisogna che almeno ci si possa almeno sedere un po' comodi ... un muretto va benissimo!
Arriviamo infine alla Locanda del convento. Il nostro ospite, simpatico e gioviale, ci accoglie con ciliege, succo di frutta e birra, ci illustra i quadri che si trovano nella stanza, fatti da un artista che ha lavorato con Fontana, "ma più bravo di Fontana", fa alcuni accenni a qualche teoria esoterica e poi ci accompagna alle nostre stanze.
A cena siamo in un'unica tavolata con altri pellegrini, uno che fa due tappe al giorno e cammina da solo - deve essere anche difficile trovare qualche altro pellegrino che possa reggere quel ritmo! C'è poi un altro gruppetto. Come sempre, quando ci si incontra tra pellegrini, si raccontano le proprie esperienze di pellegrinaggio, si ascoltano quelle degli altri ... è bello.
Dopo cena, due passi in paese; molti tengono ancora su le ciabatte per continuare a far respirare i piedi. Andiamo ai piedi della rocca, facciamo ancora due passi e poi ... a nanna.
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